TRACK LIST
- Pomeriggio da Karam 2.49
- L’albero del peccato 3.51
- La danese alla crema 3.35
- Pinnacolo a Hvide Sande 4.00
- Belgique 3.09
- Il segreto di Lia Endersonn 5.00
- Una madre come troia 2.45
- Atto di dolore 2.54
- Abitare a Thorsminde 4.38
- Andy Murray a Portrush 4.32
- Due margherite dispari 3.16
- Devozione alla vacca 4.28
- 1 ottobre a Skagen 3.42
- Un amaretto di troppo 3.20
- Una canzone per me 2.57
- Il figlio di Caronte 5.20
- L’ospite è un cretino – Ghost Track 1.16
MUSICISTI
- Frankie Magellano: voce.
- Paolo “matrioska” Gilioli: chitarre.
- Pippo “kiril” Bartolotta: pianoforte.
- Michele Trapljiov: batteria.
- Andrea Moretti: contrabbasso.
SE DICI FRIKADELLER SEI IN DANIMARCA E DIECI NEL FRIGORIFERO – FRANKIE MAGELLANO (2016) – Trifonica Edizioni Musicali
“L’emiliano Matteo “Frankie Magellano” Morgotti ritorna e dà pieno fondo a tutte le sue intenzioni estetiche, narrative ed emotive con il suo più personale, lungo e fitto ciclo di canzoni, “Se dici Frikadeller sei in Danimarca e dieci nel frigorifero”.
Soprattutto, Morgotti ora espone senza freni tutta la sua balera passionale e operistica, in versi liberi (le poche rime sono quasi involontarie) che a lungo andare tralasciano la canzone per darsi al monologo o proprio a un folle flusso di coscienza, e in ritmi a passo di danza ma dal trattamento spigliato: “L’albero del peccato”, “Atto di dolore”, “Pomeriggio da Karam”, “La danese alla crema” (tango tempestoso con tracce di De Andrè) la tzigana “Andy Murray a Portrush”, la plateale “Devozione alla vacca”.
Le gemme d’istrionismo stanno però al di fuori di questa ricetta, come “Pinnacolo a Hvide Sande”, per giullare medievale, contrabbasso e fiati (un buon superamento degli stereotipi Tom Waits), che poi muta in sarabanda New Orleans-iana e rapsodia da musical, o “Belgique”, introdotta da un fischio alla Morricone e condotta da un organetto di strada.
Così l’umore muta via via da spavaldo a introverso con “Il segreto di Lia Endersonn”, condotta da una cavatina per piano e chitarra, e ancor di più nelle confessionali e cameristiche “Abitare a Thorsminde” e “1 Ottobre a Skagen”.
L’ideale fusione di yin (spirito luciferino) e yang (umore domestico) si trova così in fondo all’album, “Il figlio di Caronte”. Ma la più spassosa di tutte è “Una madre come troia”, un Paolo Conte divenuto scurrile a più non posso.
Concept suggestionato – come da titoli – dalla terra danese (Skagen, Thorsminde, Hvide Sande, ma anche una celtica Portrush), alla maniera di un pittore. Scritto, suonato, registrato e prodotto da Morgotti, è, per carisma e personalità, l’esatta antitesi di “Frankie Magellano” (2001), il compimento a un tempo maturo e immaturo di “Adulterio e porcherie” (2012), dello spettacolo “Piacere pagano” (2013), e del tributo a Tondelli “Ho poco ma c’ho” (2015), e il suo sfogo tutto dediche brutte sporche e cattive.
Influenza pesante e ovvia di Capossela, ma ripresa con spiritosaggine, una leggiadria tenuta al di qua della stucchevolezza, e quel tanto di spirito Beefheart-iano. Traccia fantasma di un minuto: “L’ospite è un cretino”.“
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